giovedì 28 giugno 2012

RIFLESSIONE "SERIA" SUL CALCIO

Dopo aver assistito a Spagna-Portogallo di ieri sera, sento la necessità di esprimere un pensiero: il mio rapporto "d'amore" con il calcio è oramai in lento ma ineluttabile declino. L'immagine migliore è quella di un marito ed una moglie che stanno assieme da tempo, ma non si amano più. E non avendo la forza o il coraggio di lasciarsi, restano assieme. Ci vogliamo bene ma non c'è più l'ardore di un tempo. Ogni tanto tradisco mia moglie (il calcio) con le mie amanti (il rugby, il basket), ma poi torno sempre a casa. 

Il calcio, quello di cui mi ero innamorato, era fatto di attese, palleggi, dribbling, errori, difese a uomo ed attaccanti con i baffi (in tutti i sensi). Allenatori pittoreschi e giornalisti veri, i mercoledi di coppa che iniziavano con l'Atalanta alle 14.30 e finivano con il Milan o la Juve alle 20.30. La domenica tutti in campo assieme, le radiocronache, 90° minuto: giudicavo un campionato grazie a sintesi di 3 minuti.

Ora tutto questo è stato sostituito dalla tattica esasperata, da giocatori palestrati e tatuati, da mezzofondisti con i piedi di legno, da squadre che costruiscono linee Maginot difensive con l'unico obiettivo di giocarsi i tornei più importanti ai rigori.Ora c'è la tv, lo spezzatino, l'arabo di turno, squadre senza palmares ne storia che vincono i tornei più importanti, pippe megagalattiche che grazie a furbi agenti riescono a costruirsi carriere dignitose, guadagnando fortune.Anche in passato c'erano giocatori scarsi, ma senza sponsor, agenti e stampa di parte negli anni '80 un Amauri avrebbe ammesso di non valere un cazzo, mentre ora crede d'essere l'erede di Van Basten.

Sapete quando è iniziata la fine? Negli anni'80. Non per i soldi delle tv, per le rose di 30 giocatori o per gli sponsor tecnici. Tutto è finito con la rivoluzione tecnico-tattica introdotta da Arrigo Sacchi. Secondo me è stato un genio, ha inventato una squadra magica, non dimenticherò mai le sfide con il Real Madrid o la finale con la Steaua, ma il buon Arrigo si è macchiato, secondo me, della peggiore delle colpe: ha ucciso il numero 10!

Ha costruito un meccanismo perfetto, esaltato Gullit e Rijkaard e valorizzato Colombo ed Evani, ma ha schierato Beppe Signori Centrocampista ad Usa '94, uno dei migliori attaccanti italiani di sempre a fare il tornante.Sono un preciso, un razionale, quasi un ossessivo-compulsivo, ma nella vita e con gli anni ho imparato ad ammorbidirmi ed a capire che esiste l'imprevisto. Il buon Arrigo no, voleva solo soldatini, e quando non è riuscito ad inquadrare tutto e tutti, è scoppiato.

La sua rivoluzione ha condizionato tanti, ed il gioco si è, secondo me, avviato verso un'involuzione, dove schemi e ritmo ha sostituito la classe e le creazioni. Negli anni '80 ho potuto assistere ad un campionato con Maradona, Platini e Zico, ma anche Falcao (un 10 arretrato), Antognoni, Mancini e perchè no, DiGennaro, Colomba, Dirceu e Magrin. Quando il 10 ha iniziato  sparire, trasformandosi pur di sopravvivere in seconda punta, o magari "regista" (il moderno Pirlo), mi sono affezionato addirittura a Morfeo e Pinardi, pur d'avere ancora un punto di riferimento.

Dopo Arrigo sono venuti una serie di suoi (pessimi) imitatori che a mio avviso hanno portato alla attuale distorsione del gioco. Io non sono contro l'evoluzione, il futuro, sono al passo con i tempi, ma i cambiamenti devono essere di natura positiva. Gli ultimi ad emozionarmi sono stati Basler, Ginola e Giggs. Ne ho sicuramente dimenticati altri, ma è per far capire il tipo di giocatore che amo, anche se nello specifico nessuno di questi 3 era un 10 (altro aspetto del calcio moderno).Ora ci emozioniamo per Iniesta, ma in partita quante volte salta l'uomo? E' un altro modo di giocare, l'ho capito, ma a me non piace più, alcune partite sono strazianti.

Ho deciso di dar spazio al mio modo di intendere il calcio creando un nuovo blog: "Ridatemi il 10" (http://ridatemiil10.blogspot.it). Quando avrò tempo pubblicherò voti sulle partite o pensieri sui campionati. Mi piacerebbe scambiare idee con appassionati, ma solo se fatto con intelligenza ed educazione. Non c'è spazio per acredine, volgarità e rabbia.
Stasera c'è Italia-Germania: da una parte Ozil, dall'altra Cassano.... sono questi i moderni numeri 10?




5 commenti:

  1. Caro Luca, leggere che uno come te si sta disinnamorando del calcio è certamente sorprendente. Ricordo bene la tua passione (e la mia)quando da ragazzini ci si incontrava a casa tua per sfogliare insieme il Guerin Sportivo, commentare - direi quasi sempre con grande ironia e sano divertimento - i vari campioni (ma anche pipponi) di quella stagione d'oro del calcio italiano.

    Direi che l'atto finale della morte del numero 10 si è consumato quando Gianfranco Zola - un talento secondo me tutt'oggi molto sottovalutato - fu costretto ad emigrare in Inghilterra pur di giocare (diventando ben presto una leggenda vera e propria , soprannominato come tu probabilmente ben sai "the magic box" dai nostri amici cucchiainati britannici).

    Detto che le tue argomentazioni sono del tutto condivisibili("i cambiamenti devono essere di natura positiva") mi nasce un interrogativo:
    siamo sicuri che negli anni '80 il calcio non sia diventato meno spettacolare, più tattico e molto più fisico degli anni 70? e lo stesso non si potrebbe dire del calcio anni '70 in relazione con quello degli anni '60? e via dicendo risalendo alla notte dei tempi quando i campionati si decidevano con il tiro di una monetina? Non sono forse corsi e ricorsi storici?

    Il calcio si evolve come tutto intorno a noi per una serie di motivi (interessi, voglia di vincere a tutti i costi, visibilità) e per questo si è arrivati ad una esasperazione che lo ha portato progressivamente ad essere - senza mai esserlo del tutto ovviamente - una scienza esatta.

    Bisogna forse ricercare le emozioni del calcio non più in un dripling o in un palleggio ma in un rigore a cucchiaio che decide l'accesso ad una semifinale o bisogna pensare ad una rivoluzione che ci riporti ad un calcio spettacolare prendendo come modello ZEMANLANDIA?

    Probabilmente la risposta è scontata :)

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    1. Leo il tuo intervento è interessante: è chiaro che ogni decennio possa esser sembrato "estremo" rispetto a quello precedente, ho voluto far assurgere gli anni '80 a ruolo di icona forse anche perchè in quegli anni ho iniziato a seguire il calcio e tutto mi sembrava magico. Arrigo Sacchi è una fortuna, intendiamoci, ho potuto assistere a Real-Milan, Milan-Real, Milan-Steaua ma anche Italia-Bulgaria. Ma anche il suo giocattolo, se non girava a 1000, andava in tilt. Lo considero, estremizzando, alla stregua dell'inventore della polvere da sparo: cosa ne poteva sapere quel poveraccio di che utlizzao avrebbe fatto l'umanità della sua geniale invenzione? comunque il mio sfogo voleva solo essere uno spunto di riflessione per iniziare una costruttiva discussione sul calcio attuale, lasciando fuori doping, scommesse e veline, e pensando solo alla bellezza del gesto tecnico. Mi fa piacere tu abbia accolto il mio "invito". Alla prossima

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  2. Mi meraviglio, non l'avrei mai immaginato ma anche tu come me credi che sacchi sia stato la cosa peggiore successa al calcio moderno...
    Condivido tutto quello che dici di sacchi, aggiungo che il famoso culo di sacchi esiste, pensa che stava per essere esonerato e poi alcuni giocatori del napoli pensaro bene di vendersi le ultime 5 partite di un campionato... pensa è cominciato tutto da quel preciso momento...
    Un altra cosa Sacchi oltre al numero 10 ha ucciso anche il numero 6.

    Federico

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    1. Federico, Sacchi è stato un grande, ma quello che ha avuto inizio dalla sua idea ha portato a grandi squadre, come il Chelsea, che hanno vinto la Champions difendendosi per 3 partite di seguito. Mi emoziona un cross, un dribbling, un tiro all'incrocio, non un "centrocampo ordinato". Grazie per esser venuto sul blog, al prossimo intervento. Ciao

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  3. Cantona, Baggio, Bergkamp o Zola, quali di questi campioni troverebbe spazio nel calcio moderno? Quanti "piccoli" Le Tissier ci sono ma non emergeranno mai?
    E' vero che è la normale evoluaiozne degli sport, ma un po di tristezza ce la mette.
    Che dire, sicuramente tra 100 anni quando un vero appassionato ricorderà il calcio di una volta, più del triplete della Spagna si ricorderà del "taconazo" di Redondo all'Old Trafford contro lo United, un numero che forse per classe ed eleganza non rivedremmo mai più.

    Carlo

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